Nel corso dell’anno scolastico 2021/2022, le classi prime della Secondaria di Primo Grado dell’Istituto Maria Immacolata di Pinerolo (Torino) si sono incontrate in presenza con Roberto Alborghetti per discutere del libro “Italiani o it-alieni?”. Un’esperienza bellissima. Il tempo a disposizione non aveva consentito, agli studenti, di rivolgere a Roberto tutte le domande che essi avevano preparato. Così ecco l’idea dell’intervista, realizzata a distanza successivamente. La proponiamo integralmente, ringraziando allievi, docenti e direzione dell’Istituto scolastico di Pinerolo.        

Perché ha scelto di fare il giornalista? Com’è nata questa sua vocazione?

Ho avvertito questo sogno fin da quando ero un ragazzo. Mi piaceva scrivere e leggere. Mi appassionavano giornali, riviste e libri. E poi ho trovato sempre insegnanti che, a scuola, mi hanno spinto a coltivare questo mio sogno. Il mio primo giornale è stato quello realizzato in classe e all’oratorio! Un’esperienza, questa, fondamentale per crescere, verbo che deriva dalla lingua latina e dalla stessa radice di “creare”.

Qual è il ricordo più vivo della sua infanzia?

E’ quello legato alla mia famiglia, agli affetti familiari, ai miei nonni, alla scuola, alle mie prime maestre,  ai pomeriggi trascorsi a giocare nei boschi, nei campi o lungo i ruscelli. È legato ai lunghi inverni fatti di attese: del Natale, della festa di Santa Lucia (a Bergamo è molto sentita), della neve, della natura che si addormentava per prepararsi al risveglio della primavera. È legato alle estati – sempre troppo corte! – passate a giocare con gli amici o dai nonni materni, che vivevano in campagna. Fin da piccolo ero affascinato dal ciclo delle stagioni. Mi meravigliavano i colori che mutavano, insieme alle ore di luce e di buio. E tutto ciò mi spingeva a cercare un senso. In tutte le cose.   

 Le piace scrivere libri? Quando ha iniziato? Qual è stato il suo primo libro? Ha scritto altri libri? Quali?

Certo, mi piace scrivere. Costa impegno e concentrazione. Mai credere a chi vi dice che scrivere è come fare una passeggiata. Non è mai così. Occorre avere passione. Mai dare nulla per scontato. Chiedersi sempre perché. Farsi domande. La scrittura ti aiuta ad esprimerti se tu aiuti la scrittura ad esprimersi. È un gioco di sentimenti reciproci. E anche di ricerca e di studio: sulle parole, sugli stili, sui linguaggi. Sulla grammatica.   

Ho iniziato a scrivere da piccolo. Sono partito dalle filastrocche, giocando sulle rime. Alle medie realizzavo il giornale scolastico, costruito con testi brevi, su argomenti diversi. A diciott’anni ho lavorato sul mio primo libro: un saggio storico su un antico Santuario: la Madonna del Castello. Poi, ne sono seguiti tanti altri. Finora ne ho scritti circa settanta. I più recenti sono “Mente, Cuore, Mani” e “(De)generazione digitale”.

Quali le sue preferenze in fatto di colori, di musica …

Mi piacciono molto i colori. E mi piace fotografare i colori. Ho creato un progetto che si chiama “Lacer/azioni”. Raccolgo macrofotografie di cose che spesso noi riteniamo rifiuti o “cose brutte”. Sono cose che stanno attorno a noi e che spesso non “vediamo”. Ad esempio, nelle “ruggini” c’è un mondo straordinario. Come nelle crepe e nelle corrosioni. Come nei manifesti pubblicitari lasciati per mesi esposti al sole o alla pioggia. Ho fatto anche mostre, in Italia e all’estero. E anche video (oltre 300), accompagnati da musica: essi sono pubblicati su Youtube gratuitamente. Ho anche un sito: www.robertoalborghetti.com dove trovate qualcuna delle 150.000 foto finora scattate in giro per il mondo.

In che anno è nata questa idea di “Italiani o it-alieni?” e quali emozioni ha provato nello scrivere queste pagine?

Tutto è iniziato nel 2019. Ho cominciato a pensare all’idea del libro e al fatto che fosse adatto per la nuova educazione civica. Mi sono confrontato con il collega Paolo Sandini (responsabile di Funtasy Editrice) e abbiamo sentito il parere di docenti. Il lavoro di scrittura è durato un paio di mesi, durante l’estate. Ad ottobre il libro era pronto, fresco di stampa.

Che emozioni ho provato? Innanzitutto di riscoprire la nostra grande Costituzione e di prendere coscienza che la Costituzione è la nostra difesa, è la nostra guida, come popolo e come Nazione. Poi mi sono emozionato nello scrivere i “ritratti” dedicati ai 12 grandi italiani ed italiane. Sono figure che hanno vissuto in prima persona la Costituzione. Noi italiani siamo un grande popolo. Dobbiamo essere orgogliosi della nostra storia. E della nostra Italia. 

Grazie a questo lavoro è riuscito a conoscere maggiormente la Costituzione?

Certamente. Mi sono documentato e ho rivissuto concetti e realtà che avevo studiato da giovane e che poi erano “usciti dalla mente”. Questo libro, scritto per i ragazzi, mi ha davvero aiutato a riscoprire i 12 Principi fondamentali della Costituzione. E a riportarli nel vissuto quotidiano. Spero aiuti non solo i ragazzi, ma anche (e soprattutto) noi adulti.

Che cosa ne pensa dei ragazzi di oggi?

In questi anni, nei miei giri su e giù per l’Italia, ho incontrato più di 50.000 ragazzi, con i quali ho parlato e dialogato. Ne penso bene. Anzi, benissimo. Li trovo preparati, motivati, attenti e disponibili all’ascolto. E anche creativi. Hanno voglia di sapere, ma anche di  essere ascoltati. Penso che tutti dovremmo fare oggi questo sforzo: ascoltare i nostri ragazzi. Hanno tantissime cose da dirci. E dove non arrivano le nostre orecchie, dobbiamo attivare di più i nostri occhi.       

Perché nel suo libro non è presente la sua biografia?

Penso per problemi di spazio e di impaginazione. Questa domanda ha un po’ il tono del consiglio, o del rimprovero, all’editore e all’impaginatore di fare in modo di inserire la biografia nei prossimi libri… Io sono d’accordo (in altri miei libri di solito c’è). I lettori, infatti, desiderano sapere chi c’è dietro una firma e non si accontentano delle ricerche fatte in internet.

Dei 12 articoli, che è importante sapere per essere dei buoni cittadini, secondo lei ce n’è qualcuno che è più importante degli altri o qualcuno che andrebbe tolto o modificato?

Ritengo che i 12 Principi fondamentale siano davvero la sintesi della Carta costituzionale. Certo, il primo articolo mette subito le fondamenta alla casa della Costituzione, ma anche gli altri 11 sono importanti e vanno compresi a fondo. Così ho cercato di fare nel libro. E a proposito di modifiche, segnalo quella relativa all’articolo 9, approvata all’unanimità dal Parlamento nel febbraio scorso. È stato aggiunto un comma che meglio definisce il concetto di ambiente.

Alla luce di questo libro, lei si ritiene un “buon cittadino”?

Questo libro mi ha fatto sentire il desiderio di vivere, ogni giorno e al meglio, la mia cittadinanza. È sempre arduo definirsi un “buon cittadino” e non ho la presunzione di esserlo. Ogni giorno dobbiamo guadagnarci la patente della cittadinanza attiva. Ed impegnarci secondo il nostro ruolo, le nostre capacità, la nostra intelligenza e le nostre risorse. Mettere a frutto i nostri talenti. Lo ha detto Qualcuno di molto importante.    

Nell’articolo 3 viene utilizzata la parola razza ma secondo lei è ancora una parola corretta da utilizzare o potrebbe essere tolta dall’articolo?

L’uso del termine “razza” nel linguaggio (politico) è responsabilità del fascismo, attraverso le leggi razziali varate fra il settembre 1938 e il luglio 1939. E sappiamo benissimo cosa provocarono le leggi razziali: morte, guerra, distruzione, ingiustizie, prevaricazioni.

I padri costituenti hanno riflettuto molto se inserire “razza” nel testo della Costituzione. Poi decisero che la parola “razza” doveva  essere presente soltanto con la finalità di ricordare quali tragedie e orrori sono stati perpetrati dal nazifascismo in suo nome. È una sorta di antifrasi, di contro-locuzione. Si nomina una cosa per ricordarci che non può essere usata come pretesto per discriminare gli uomini.

La Costituzione italiana non riconosce discriminazioni fra cittadini, né limitazioni di diritti fra italiani e stranieri presenti sul territorio della Repubblica. Ma ci ricorda che c’è stato un tempo in cui gli esseri umani erano discriminati: per razza, sesso, convinzione religiosa, opinione politica, condizione sociale. I nostri costituenti hanno voluto che questo non venisse dimenticato. Quindi hanno voluto lasciare una parola (che aveva avuto un inequivocabile valore politico nella dittatura fascista) affinché, come dice Primo Levi, noi ricordassimo per sempre che “ciascuno è l’ebreo di qualcun altro”.

Perché ci sono moltissime persone che non conoscono la Costituzione italiana?

Rispondo con un gioco di parole: perché appunto non la conoscono. Se la gente dedicasse più attenzione ai contenuti della Costituzione, ne capirebbe l’importanza ed il valore. Ed avrebbe desiderio di approfondirla e conoscerla sempre di più.

Secondo lei qual è il “legame” che unisce noi esseri umani? L’uguaglianza fra i cittadini viene sempre rispettata secondo lei?

Ci unisce il fatto di essere tutti unici e speciali, ognuno con la propria identità, la propria unicità, ognuno depositario di una grandezza che, per i credenti, ha un valore spirituale. Non c’è un essere umano che possa ritenere di essere superiore ad un altro. Qualcuno invece lo pensa e ciò è appunto causa di disuguaglianze, in vari campi e realtà. Ma tutti siamo esseri umani chiamati ad agire e a muoverci insieme, per costruire il bene comune. Penso sia anche questo il concetto pratico e concreto di “pace”, parola che dobbiamo tenerci cara, sempre di più.

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